Africa

Casi in aumento nel Paese con tassi di positività dall’1 al 30% in tre settimane. Ci sono mutazioni mai viste prima e altre associate in passato a maggior trasmissibilità ed evasione immunitaria. È presto per capire come inciderà sulla Delta

Il National Institute for Communicable Diseases (NICD), una divisione del National Health Laboratory Service (NHLS) in Sudafrica, conferma che è stata rilevata una nuova variante Covid identificata con la sigla B.1.1.529. Altri laboratori stanno confermando casi in aumento man mano che escono i risultati del sequenziamento.

Crescita rilevante

I casi rilevati e la percentuale di risultati positivi stanno aumentando rapidamente, in particolare nel Gauteng (un’area urbana che comprende Pretoria e Johannesburg), ma anche nel nord-ovest del Paese e nel Limpopo. I tassi di positività a Tshwane (parte del Guateng) sono aumentati nelle ultime 3 settimane da meno dell’1% a oltre il 30%.

Ecco come si sta diffondendo la nuova variante in Sudafrica: nel grafico sotto (diramato dal NHLS) sono rappresentate le varianti diffuse nel Paese dall’inizio della pandemia. Il grigio chiaro rappresenta molti tipi diversi di virus caratteristici della prima ondata; in verde la seconda ondata caratterizzata dalla prevalenza della Beta; in rosso la terza ondata di Delta, in giallo la crescita dei casi della variante C.1.2 (ancora rilevata, ma non in aumento) e in blu la B.1.1.529 (in rapidissimo aumento).

32 mutazioni nella spike

La variante è stata rilevata anche in Botswana: non è dato sapere dove sia nata, perché Sudafrica e Botswana (e Kenia) hanno una capacità di tracciamento genomico e sequenziamento superiore ad altri Paesi africani. Quel che è noto finora è che la B.1.1.529 ha 32 mutazioni nella proteina spike (
la parte del virus che la maggior parte dei vaccini usa per innescare il sistema immunitario contro il Covid), molto più di Beta e Delta insieme. Tra le altre ci sono: K417N, N440K, G446S, S477N, T478K, E484A, Q493K, G496S, Q498R, N501Y, Y505H. Alcune mutazioni non sono state mai viste, altre sono note (le conosciamo grazie a varianti precedenti e studi precedenti) e sono state collegate alla capacità di una variante di essere più trasmissibile e sfuggire all’immunità data dai vaccini. Tuttavia, dichiarano gli scienziati, le mutazioni spesso funzionano insieme, quindi è impossibile prevedere cosa possa significare questa particolare combinazione.

Troppo presto per trarre conclusioni

La buona notizia è che la variante può essere rilevata mediante test PCR, i tamponi molecolari, prima che i genomi siano sequenziati, grazie alla delezione del gene S 69-70. Sono partiti gli studi di laboratorio per comprendere meglio le conseguenze di questa variante riguardo a trasmissibilità, gravità, evasione immunitaria, ma i risultati richiederanno 2-3 settimane. Ravi Gupta, professore di microbiologia clinica all’Università di Cambridge, ha affermato che il lavoro nel suo laboratorio ha scoperto in passato che due delle mutazioni su B.1.1.529 hanno aumentato l’infettività e ridotto il riconoscimento degli anticorpi.
I funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità (probabilmente venerdì) daranno un nome greco alla nuova variante, che potrebbe essere «Nu». Finora la competizione delle nuove varianti con la Delta è stata vincente per quest’ultima a causa della sua capacità di trasmissione così elevata, tanto che nessun’altra variante è riuscita a imporsi.

Variante nata da paziente immunocompromesso

Nel frattempo, le misure sui vaccini e i dispositivi di protezione saranno rafforzate in Sudafrica. Si dibatte sull’origine della nuova variante: il Sudafrica ha alti livelli di infezione, ma percentuali di vaccinazione relativamente bassi (circa il 24% è stato completamente vaccinato). Francois Balloux, direttore dell’UCL Genetics Institute e professore di biologia computazionale presso l’University College di Londra, in una dichiarazione pubblicata dal Media Centre di Science, afferma che è probabile che la nuova variante si sia evoluta durante un’infezione cronica di una persona immunocompromessa, forse in un paziente affetto da HIV o AIDS non trattato. L’elevatissimo numero di casi da HIV ha complicato gli sforzi del Sudafrica per combattere la pandemia di coronavirus, poiché le persone immunocompromesse possono ospitare il virus più a lungo, hanno affermato gli scienziati.

25 novembre 2021 (modifica il 25 novembre 2021 | 18:08)