Più di 3 milioni. Usciti tra il 2016 e il 2018 dai conti del partito. Finiti nelle casse di piccole società riconducibili a uomini del Carroccio, che hanno ricevuto lauti bonifici. E, poi, una compravendita immobiliare: denaro pubblico che da una fondazione arriva a un’azienda della galassia leghista. L’inchiesta sul nuovo numero e in anteprima su Espresso+

I soldi prima di tutto. Anche «Prima degli italiani». E così in due anni, dal 2016 al 2018, mentre proseguiva l’inchiesta per truffa culminata con il sequestro dei 48,9 milioni di euro, più di 3 milioni di euro sono spariti dalle casse della Lega per Salvini Premier, della Lega Nord e delle società da essi controllate, da Pontida Fin a Radio Padania. Soldi dei sostenitori leghisti, milioni di euro donati per sostenere la causa del Capitano, usciti dalle casse dei due partiti e spesso finiti, dopo lunghi e complicati giri, sui conti personali di uomini molto vicini allo stesso Salvini. Gente come il tesoriere Giulio Centemero, i commercialisti bergamaschi Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, tutti e tre con ruoli nell’amministrazione dei conti del partito e fondatori dell’associazione Più Voci, quella finanziata dal costruttore Luca Parnasi con 250 mila euro.

L’Espresso nell’inchiesta esclusiva di copertina in edicola da domenica 28 aprile e online su Espresso+ ha analizzato i conti correnti dei due partiti e delle società scoprendo, per esempio, che a ricevere molti denari sono state anche ad alcune imprese lombarde che ultimamente hanno fatto grandi affari con la Lega salvininana.

In tutto più di 3 milioni di euro, approdati a una cerchia strettissima di persone tra cui anche la squadra di collaboratori di Luca Morisi, l’uomo che cura i profili social di Salvini. Milioni che escono dalla Lega, passano sui conti di società private da poco costituite, e finiscono nelle tasche di fedelissimi del vicepremier.

Tutto questo mentre i conti correnti della Lega Nord erano nel mirino della magistratura, la truffa da 49 milioni di euro metteva a rischio la sostenibilità finanziaria del vecchio Carroccio, oggi invece al sicuro dopo l’accordo con la Procura di Genova che permetterà a Salvini di restituire il maltolto a rate in quasi 80 anni.

A questa storia si aggiunge un capitolo ulteriore dai contorni opachi: un’operazione immobiliare conclusa dalla Fondazione Lombardia Film Commission, che con soldi pubblici della Regione, all’epoca guidata da Roberto Maroni, ha acquistato per 800 mila euro un edificio in provincia di Milano, comprato pochi mesi prima dalla società Andromeda per 400 mila euro.

I documenti notarili pubblicati da L’Espresso provano che l’affare è andato in porto. Ed è iniziato quando a capo della fondazione c’era Alberto Di Rubba, uno dei tre commercialisti bergamaschi scelti da Matteo Salvini per amministrare i conti del gruppo Lega alla Camera, il professionista di via Angelo Maj a Bergamo che con Manzoni e il tesoriere Centemero ha dato vita all’associazione Più Voci.
Non solo. La fortunata società immobiliare che ha incassato 800 mila euro è riconducibile alla galassia della nuova Lega di Salvini. Come sempre abbiamo fatto nell’inchieste giornalistiche sui soldi della Lega, prima di pubblicare abbiamo inviato le domande ai protagonisti delle vicende svelate. Ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta.

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Salvini e Ndrangheta