12Ottobre #AccadeOggi #ColumbusDay

Dal 1492 ad oggi abbiamo assistito a tre grandi inganni su tutti perpetrati dal governo degli Stati Uniti. Il primo, i fatti dell’11/9, il secondo, il fatto che possano esistere guerre buone e quindi, l’esportazione della democrazia a suon di bombe, e il terzo è il Columbus Day.

“E’ vero, l’uomo bianco portò grandi cambiamenti. Ma i diversi frutti della sua civiltà, anche se molto colorati e invitanti, sono frutti che rendono malati e deboli. E se davvero una parte della civiltà significa mutilare, derubare e ostacolare, allora cos’è il progresso? Io mi azzardo a dire che l’uomo che sedeva in terra nel suo teepee, meditando sulla sua vita e sul suo significato, accettando l’affinità di tutte le creature, e riconoscendo l’unità con l’universo delle cose, stava infondendo in sé la vera essenza della civiltà”

Orso in Piedi, 1933

Tutti noi conosciamo la favola di Colombo, partì con tre caravelle ecc ecc…quello che non sappiamo è come andarano veramente i fatti, cosa accadde in quei giorni, attimi non raccontati dai libri di storia, attimi atroci ed eterni per chi quel giorno c’era tramandando ai posteri, su vari carteggi ufficiali, quello che realmente accadde. Da una lettera che Colombo scrisse ad uno dei suoi protettori spagnoli veniamo a conoscenza che gli indiani…

“Sono molto semplici, onesti e smisuratamente prodighi con tutto ciò che hanno, nessuno di loro rifiuta nulla di quello che possiede se gli viene richiesto. Manifestano grande amore verso tutti gli altri, più che verso se stessi…sarebbero proprio dei servi ideali. Con cinquanta uomini potremmo sottometterli tutti e far fare loro tutto quello che vogliamo”.

Howard Zinn, in una conferenza tenuta a Madison, all’Università del Wisconsin, nell’ottobre 1991 e pubblicata su Open Magazine Pamphlet Series, ricorda come Colombo, nelle sue prime annotazioni del suo diario scriva, per ben 75 volte, la parola oro. Samuel Eliot Morison, storico di Harvard e biografo di Colombo scrisse…

“Chiunque fosse colui che escogitò questo spaventoso sistema come unico mezzo per produrre oro da esportare, di certo Colombo ne fu responsabile…A coloro che scapparono verso le montagne fu data la caccia con i cani, e tra quelli che riuscirono a fuggire, la morte per fame e malattia richiese un pesante tributo in vite umane, mentre migliaia delle povere creature in preda alla disperazione assunsero veleno di manioca per porre fine alle proprie miserie”

Come se non bastasse Morrison ricorda che degli indigeni originali, stimati in 300.000, un terzo venne ucciso tra il 1494 e il 1496 e alla fine del 1508 in 60.000 erano rimasti vivi e nel 1540, Fernandez de Oviedo, storico spagnolo ufficiale della conquista, sostenne che in quelle terre vi erano non più di 500 indiani. Altro personaggio storico che ha cercato di render giustizia alla storia fu Bartolomé de Las Casas, domenicano e giunto in quelle terre pochi anni dopo Colombo. Las Casas trascorse 40 anni a Hispaniola e nel suo libro “La devastazione delle indie” scrive, a proposito degli Arawack…

“…in tutto l’infinito universo dell’umanità, questa gente è la più innocente, la più sprovvista di vizio e falsità…eppure in questo ovile chiuso…ecco giunsero alcuni spagnoli, che si comportarono immediatamente come bestie fameliche…il motivo delle loro stragi e distruzioni…è che i cristiani hanno un solo obiettivo finale, che è quello di acquistare oro…”

Questa testimonianza fu avvalorata anche da altri testimoni oculari di frati domenicani che riferirono nel 1519 alla monarchia spagnola di come venivano trattati i bambini. Loro sostenevano che venivano lanciati ai cani per essere divorati, neonati gettati nella giungla e lasciati lì a morire. Naturalmente in questo genocidio a subire i vari sorprusi furono anche le donne e a tal proposito il nobile italiano Cuneo scrisse…

“…catturai una bellissima donna caraibica, che il suddetto Ammiraglio mi concesse e sulla quale…concepii il desiderio di procurarmi piacere. Volevo mettere in atto il mio desiderio, ma lei non voleva e mi riservò un tale trattamento con le sue unghie che desiderai di non aver mai incominciato. Ma, vedendo che reagiva in quel modo, presi una corda e la percossi per bene…Finalmente giungemmo ad un accordo.”

…sempre in merito alle donne Morrison ci racconta che…

“Mai più gli uomini mortali potranno riconquistare la meraviglia, lo stupore, la delizia di quei giorni d’ottobre 1492, quando il nuovo mondo cedette con incredibile grazia la propria verginità ai conquistatori castigliani”.

Secondo recenti stime in Messico, nel 1519, vi erano circa 25 milioni di indiani, mentre nel 1605 erano poco più di un milione. Sam Houston, primo governatore del Texas, affermò che…

“La razza anglosassone deve pervadere l’intera estremità meridionale di questo vasto continente. I messicani non sono certo meglio degli indiani, e io non vedo nessun motivo per cui non dovremmo prendere la loro terra.”

Ma allora perché di tutti questi aneddoti e racconti non vi è traccia sui libri di storia? Perché Colombo viene ricordato come l’eroe dei due mondi? Forse perché i libri vengono scritti dai vincitori e non dai vinti? O forse perché è un altro tentativo per nascondere i fatti per come sono realmente andati? Difficile dirlo, di certo l’intera vicenda di Colombo la si può racchiudere in un aneddoto che il professore Bill Bigelow di Portland Oregon, ci racconta. In un giorno di scuola come tanti, il professore iniziò a parlare di Colombo, e alla domanda di una sua alunna, che gli chiedeva del comportamento tenuto dall’esploratore, il professore rispose andandole incontro per prendere il portafoglio che giaceva sopra il banco. La ragazza esclamò…”Mi ha preso il portafoglio!”, e il professore sornione rispose…”No, l’ho scoperto”.

“…cinquecento anni di soprusi senza fine
cinquecento anni di massacri e di rapine
e adesso sono loro i padroni della terra
adesso sono loro i signori della guerra

che fine hanno fatto le nostre civiltà?
dove sono gli incas gli aztechi ed i maya?
dove sono ora i figli dei sioux
i figli degli apaches cheyennes e manitù?

figli diseredati dell’america imperiale
crocifissi mille volte dal nuovo ordine mondiale
primo secondo terzo e quarto mondo
è questa la conquista di Cristoforo Colombo.”

Cristoforo Colombo: leggiamo la storia… (diario in pdf nell’articolo)

Messaggio del Presidente degli Stati Uniti d’America, Columbus Day, 8 ottobre 2007:
“Nel 1492, Cristoforo Colombo salpò per un viaggio che cambiò il corso della storia. Nel giorno del Columbus Day si festeggia questo viaggio della scoperta e si onora l’esploratore italiano che forgiò il destino del Nuovo Mondo. Il coraggioso viaggio di Cristofo Colombo attraverso l’Atlantico aprì nuove frontiere di esplorazione e dimostrò il potere della perseveranza. I suoi viaggi ispirarono altri intrepidi e sognatori a mettere alla prova i limiti della loro immaginazione e diede loro il coraggio per compiere imprese straordinarie, sia che fossero quelle di attraversare gli oceani o quelle di camminare sulla luna. Oggi, una nuova generazione di innovatori e pioneri continua a sostenere i migliori valori del nostro paese: disciplina, ingegnosità e unità nel perseguimento di grandi risultati….
…In ricordo del viaggio di Colombo, il Congresso, attraverso una risoluzione congiunta del 30 Aprile 1934, modificata nel 1968 (36 U.S.C. 107), così come emendata, richiese che il Presidente proclamasse il “Columbus Day” il secondo lunedi di ottobre di ogni anno.


OGGI, PERTANTO, IO, GEORGE W. BUSH, Presidente degli Stati Uniti dAmerica, con la presente, proclamo il Columbus Day per l’8 ottobre 2007. Chiedo al popolo degli Stati Uniti di celebrare questo giorno con cerimonie e attività appropriate. Ordino, inoltre, che la bandiera degli Stati Uniti sia mostrata su tutti gli edifici pubblici nel giorno stabilito in onore di Cristoforo Colombo. IN FEDE DI CIO, così dispongo il quattro ottobre dell’anno del Signore 2007, a 232 anni dalla proclamazione di indipendenza degli Stati Uniti”. GEORGE W. BUSH
(Traduzione informale, da non considerarsi come testo ufficiale).
Ma…
Quando Colombo e i suoi arrivarono ad Haiti, gli abitanti vennero ad accoglierli festosi. Alcuni Arawak nuotarono addirittura verso le imbarcazioni, altri offrirono loro acqua, cibo e altri doni. Colombo scrisse:
“Ci hanno portato pappagalli e balle di cotone e lance e molte altre cose. che abbia scambiato con perline e gusci di tartaruga. Hanno scambiato volentieri tutte le cose che possedevano… Avevano un bei fisico, con bei corpi e piacevoli lineamenti… Non portano armi e non le conoscono, tanto è vero che quando ho mostrato loro una spada, l’hanno afferrata dalla lama e si sono tagliati. Non conoscono il ferro. Le loro lance sono fatte di canna….Potrebbero diventare dei buoni servitori….Con soli cinquanta uomini potremmo soggiogarli e far fare loro quello che vogliamo”.
“Appena arrivai nelle Indie, sulla prima isola che scoprii, catturai con la forza alcuni indigeni per dare loro una lezione e obbligarli a fornirmi informazioni su tutto quello che c’è da queste parti”.
Le informazioni che Colombo desiderava riguardavano soprattutto la presenza di giacimenti d’oro. Non avendone trovato, se non in piccole quantità, fece un rapporto alla Corte di Madrid, che risultò in gran parte inventato. Prima di tutto Colombo si convinse di essere arrivato in Asia (invece era a Cuba) e in un’isola sulla costa della Cina (invece era Hispaniola, odierna Haiti). Descrisse quest’ultima isola in termini fantasiosi:
“Hispaniola è un miracolo. Montagne e colline, pianure e pascoli, sono fertili e belìi ….i porti naturali sono incredibilmente buoni e ci sono molti fiumi ampi, la maggioranza dei quali contiene oro… Ci sono molte spezie e molte miniere d’oro e di altri metalli….”
“Gli indiani sono tanto ingenui e tanto liberi nei confronti delle cose che possiedono, quanto nessuno potrebbe immaginare, a meno che non ne fosse stato testimone diretto. Quando gli si chiede qualcosa che possiedono, non dicono mai di no. Al contrario, si offrono di dividerla con chiunque…. “
Di conseguenza. Colombo sostenne che, con un pò di aiuto da parte di Sua Maestà, avrebbe riportato dal suo prossimo viaggio “tanto oro quanto il re desiderava… e tanti schiavi quanti ne richiedeva”. E concludeva: “Così l’etemo Iddio, nostro Signore, da la vittoria a coloro che seguono la Sua via al di sopra di ostacoli apparentemente insuperabili”.
Grazie a questa descrizione esagerata. Colombo ottenne per la sua seconda spedizione diciassette navi e più di milleduecento uomini. Lo scopo era chiaro: oro e schiavi….Successivamente, il 15 marzo 1493, giunse via mare a Palos, in Castiglia. Qui Colombo, che aveva portato con sé un po’ di oro, tabacco e alcuni pappagalli da offrire ai sovrani quali segni tangibili delle potenzialità delle “isole dell’India oltre il Gange”, condusse anche dieci indiani Taino che aveva rapito proprio fra quei suoi gentili ospiti che “professavano grande amore verso tutti”. Così l’ammiraglio annotava nella sua relazione, consegnata al tesoriere del Re il 30 aprile 1493:
“Porto meco uomini di quest’isola e delle altre da me visitate i quali faranno testimonianza di ciò che dissi. (…) Io prometto: che a’ nostri invittissimi Re, sol che m’accordino un po’ d’aiuto, io sarò per dare tant’oro quanto sarà lor necessario (…) e tanti servi idolatri, quanti ne vogliano le loro Maestà (…) esulti Cristo in terra come in cielo, perché volle che fossero salvate le anime di tanti popoli prima perdute. Uno dei nativi americani morì poco dopo l’arrivo, ma in tempo per essere battezzato cristianamente.
Colombo fu accolto come un eroe dai sovrani, che lo sollecitarono ad intraprendere un altro viaggio….
Da “Gens Italica Network“: E’ una celebrazione (Il Columbus Day) dedicata all’esaltazione di quello spirito Italiano ed europeo di rinascita, progresso e modernizzazione che ha spinto Cristoforo Colombo a sfidare l’Oceano Atlantico e a cambiare la geografia e la storia del mondo…
Da “Colombo nelle Americhe” di William Least Heat-Moon, Einaudi, Torino, 2003
…C’è un’annotazione di Colombo che suona davvero funesta per il destino della civiltà amerindia, almeno alla luce della carneficina di cui il Nuovo Mondo stava per diventare teatro; infatti Las Casas la cita testualmente:
Sono certo, Serenissimi Principi, […] che quando persone devote e religiose venissero e ne conoscessero la lingua, subito diventerebbero tutti cristiani, e cosí confido in Nostro Signore che faccia si che le Vostre Altezze si dedichino a ciò con grande diligenza, per riunire alla Chiesa si grandi popoli e che li convertano cosí come hanno sgominato coloro che non vollero riconoscere il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo; e, finiti i loro giorni, posto che tutti siamo mortali, lasceranno i loro regni in pace e scevri da eresia e malvagità, e saranno ben ricevuti al cospetto dell’Eterno Creatore.
Queste parole, se possono piacere a chi è animato da un fervido spirito messianico, fanno gelare il sangue a chiunque consideri un valore la diversità culturale e si preoccupi del diritto delle civiltà aborigene a conservare le loro tradizioni peculiari. Per quanto Colombo non sia mai riuscito a comprenderlo, la cultura taino era spiritualmente ricca, piena di usanze e credenze, nessuna delle quali induceva i nativi a imporre le proprie convinzioni agli altri né a ucciderli in nome di una divinità. Che i Taino imitassero meccanicamente il segno della croce non significava che fossero disposti a convertirsi, malgrado ciò che pensava Colombo, ma piu probabilmente che si divertivano a farlo, che amavano compiacere e mostrare rispetto verso gli stranieri, ignari del fatto che il capo dei forestieri e la sua regina morivano dalla voglia di impossessarsi delle loro anime cosí come del loro oro e delle loro spezie….
….. Ciò che era veramente accaduto al primo tentativo spagnolo di colonizzazione stabile nelle Americhe venne alla luce negli anni successivi man mano che gli invasori e gli aborigeni imparavano gli uni la lingua degli altri. E una storia che non dovrebbe sorprendere nessuno. Poco dopo la partenza della Niña nel gennaio del 1493, gli uomini di La Navidad cominciarono a litigare fra loro per questioni di oro e donne (e per che cos’altro sennò?). I cristiani rapinavano i Taino del primo e li derubavano delle seconde, finché ogni spagnolo arrivò a possedere quattro o cinque femmine. I marinai formarono delle bande rivali e presero a uccidersi a vicenda, continuando nel frattempo a razziare i villaggi per soddisfare la loro lussuria, finché non diedero fastidio a Caonabo, un capo con presunte origini caribe. I suoi guerrieri diedero la caccia alle bande e fecero fuori gli Spagnoli uno a uno, finché non ce ne furono piú abbastanza per difendere la fortezza. Cosí Caonabo poté conquistarla nottetempo ed eliminare gli Europei superstiti. Guacanagari, rimasto fedele a Colombo fino alla fine, presumibilmente provò davvero a difendere La Navidad, e la finta ferita era con ogni probabilità un tentativo maldestro di giustificarsi per il fallimento dell’impresa.


A decretare la sorte degli stranieri furono la loro hybris, il loro disprezzo per il popolo che li ospitava, la barbarie sfrenata della loro lussuria. Per quanto ciò fosse evidente anche in base alla breve storia di La Navidad (evidenza che avrebbe trovato presto tante conferme), Colombo e gli altri Europei non impararono niente. Quello che sarebbe potuto essere l’inizio di un grandioso e pacifico scambio culturale si era trasformato nel primo capitolo della storia dell’infamia di Cristoforo Colombo….
Da “Colombo 1492, sito ufficiale“:
Cristoforo Colombo, il Genio del Mare che con la sua Grande Scoperta cambiò il corso della storia aprendo l’era moderna, è un simbolo di italianità ma anche di una umanità che sa sfidare l’ignoto e si spinge alla conquista di sempre nuovi orizzonti…”
Da “Colombo nelle Americhe” di William Least Heat-Moon, Einaudi, Torino, 2003
….La caparbietà di Colombo si rivelò dunque un pregio ma anche un difetto, poiché gli impedi di interpretare in maniera corretta tante informazioni raccolte durante i suoi viaggi, informazioni che avrebbero dovuto fargli capire dove fosse giunto realmente. L’ammiraglio era uno di quegli uomini che possono trarre soltanto le conclusioni che vogliono. Morí il 20 maggio 1506, nel suo cinquantacinquesimo anno di vita, circondato da amici e famigliari, e partí per quell’ultimo viaggio ancora pienamente convinto di essere arrivato dove in realtà non era arrivato e di avere fatto ciò che in realtà non aveva fatto….
Non era sbarcato nelle Indie Orientali, non aveva raggiunto né il Giappone né la Cina, non aveva trovato il mitico passaggio per l’Oceano Indiano. Le sue spedizioni non portarono alla conversione che di pochi «Indiani», almeno finché Colombo fu in vita, e le ricchezze che in seguito sarebbero affluite nelle casse spagnole grazie alle rotte aperte dai suoi viaggi non sarebbero servite alla riconquista cristiana di Gerusalemme. Cristoforo aveva mancato l’opportunità di essere il primo europeo a scoprire l’Oceano Pacifico e il primo europeo a mettere piede con certezza sulla parte continentale di quella che sarebbe diventata la nazione piu potente del mondo, né riconobbe l’importanza di tante merci, al di là dell’oro e dell’argento, che avrebbero arricchito l’Europa e le Americhe, facendo della sua Impresa una svolta davvero epocale. Questi fallimenti non bastano comunque a sminuire la sua figura. Ciò che getta un’ombra sinistra su Cristoforo Colombo è il fatto che l’Ammiraglio del Mare Oceano inaugurò o diede manforte a pratiche e attitudini che avrebbero condotto allo sterminio di interi popoli e culture, per un numero di vittime che alcuni stimano in quaranta milioni. Nel formulare un giudizio su Colombo non si può ignorare che le forze messe in moto da alcune sue iniziative nell’«altro mondo» avrebbero portato al piu grande genocidio della storia dell’umanità.
Cionondimeno, il navigatore genovese riuscí in ciò che nessuno aveva fatto prima di lui: tracciò una rotta che avrebbe messo definitivamente in contatto l’Ovest e l’Est e diede inizio al grande «scambio colombiano» che avrebbe rimescolato l’alimentazione, la tecnologia, l’arte e la mentalità del pianeta. Cosí facendo scolpí il proprio nome fra quello degli uomini piú celebri, anche se non sempre piu amati, della storia, e le sue gesta gli consentirono di morire relativamente ricco. La Terra non ha alcuna ragione di piangere per Cristoforo Colombo…
Ecco quindi due modi di vedere diversi di leggere la storia, quello propagandistico che vuole nella figura di Cristoforo Colombo celebrare coraggio, spirito di conoscenza e modernità (tacendo sulla vera storia) e quello reale che legge essa per quello che ci racconta oggettivamente e non per quello che si desidera, al fine del festeggiamento “dell’orgoglio italiano”. Cristoforo Colombo cercava oro, ricchezza e gloria. Tutto qui. Il Diario di Colombo