Source BBC

Il Denman Canyon nell’Antartico orientale raggiunge i 3.500 metri sotto il livello del mare. In 22 anni si è ritirato di 5 km. Ora i climatologi studiano gli effetti delle correnti marine per capire il fenomeno

 Il ghiacciaio Denman, in Antartide

Il ghiacciaio Denman si è ritirato di 5 chilometri in 22 anni. E’ lì, sotto i confini orientali della calotta antartica, che un team di ricercatori dell’Uci e del Jet Propulsion Laboratory della Nasa ha individuato una nuova vulnerabilità in preda al riscaldamento globale. Le acque dell’Oceano, sempre più calde, stanno erodendo progressivamente l’area in ritirata dell’enorme piattaforma ghiacciata che raggiunge i 3.500 metri di profondità e che, da sola, una volta sciolta potrebbe far crescere il livello dei mari di almeno 1,5 metri.

Quanto ci vorrà perché questo accada? Nonostante l’allarme lanciato in base agli ultimi rilevamenti, i climatologi non azzardano una stima perché lo scioglimento è legato a diversi fattori, come ha spiegato Virginia Brancato del laboratorio Nasa alla Bbc: “Ad esempio, le dimensioni del canale lungo il quale i ghiacci si stanno ritirando potrebbe rallentare il fenomeno”.

I dettagli di quel che sta avvenendo nelle profondità dell’Antartide sono illustrati nello studio pubblicato su Geophysical Research Letters, che spiega come il ghiacciaio Denman – monitorato attraverso il sistema satellitare COSMO-SkyMed dell’Agenzia Spaziale Italiana e il suo interferometro radar – abbia perso ben 268 miliardi di tonnellate di ghiaccio tra il 1979 e il 2017.

“I dati dell’interferometro radar dal 1996 al 2018 ci hanno mostrato una marcata asimmetria nella ritirata della linea di terra sull’interfaccia terra-mare della calotta di ghiaccio”, spiega Brancato. Se il fianco orientale del ghiacciaio sembra essere relativamente protetto da la presenza di una cresta subglaciale, quello occidentale – lungo circa 4 chilometri – presenta invece una profonda depressione e una ripida pendenza, conformazioni che stanno accelerando lo scioglimento perché in grado di incamerare maggiormente l’acqua proveniente dall’Oceano.

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Inoltre, la conformazione del terreno sottostante, in particolare quello sotto il fronte occidentale, sta accelerando ancora di più lo scioglimento rendendolo irreversibile. 

L’altro ‘osservato speciale’ tra i giganti di ghiaccio è il Totten Glacier, a sud del Denman, che si sta ritirando circa mezzo metro ogni anno. “Cominciamo a vedere le prove di una potenziale instabilità della calotta glaciale marina in questa regione”, chiarisce Eric Rignot, professore di Scienza del sistema terrestre dell’Uci e coautore dello studio che accende i riflettori sul tallone di Achille del Polo Sud. Una delle maggiori difficoltà legate al monitoraggio di questa area, ricordano gli studiosi, resta il flusso delle correnti marine calde che mettono a rischio le profondità delle piattaforme di ghiacci lungo il confine orientale dell’Antartide.