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di Riccardo Valle su Mezzogiorno News

Agenzia delle Entrate
Conto corrente
Il blocco totale del conto corrente pignorato è una eventualità sempre presente qualora siano presenti posizioni debitorie. Il Governo spesso ci ricorda l’eventualità di trovarci all’improvviso privi della disponibilità dei nostri soldi depositati, senza magari nemmeno avere ricevuto un avviso. Le cartelle esattoriali che da gennaio 2021 riprenderanno a essere inviate ai contribuenti, ne sono soltanto un esempio.

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È una fra le le sensazioni più brutte che si possono provare: quella che deriva dalla scoperta improvvisa che il nostro conto corrente è stato bloccato.

Il primo sospetto arriva quando il teminale POS del supermercato non accetta il nostro pagamento, oppure quando lo sportello bancomat alla richiesta di un semplice prelievo, continua a rifiutarci la carta, oppure ancora quando il nostro servizio di home banking non funziona e ci mostra inspiegabilmente l’invito a presentarci in filiale per avere chiarimenti.

Momenti di vita quotidiana che mettono in crisi molte nostre certezze. I nostri sospetti iniziano a prendere forma e si concretizzano nelle parole dell’impiegato allo sportello bancario che ci comunica che il nostro conto corrente è stato bloccato.

Uno spettro ormai sempre più presente per migliaia di famiglie che ogni giorno combattono fra spese e solleciti di rientro. Gli oltre 9 milioni di cartelle esattoriali che l’Agenzia delle Entrate tiene in sospeso e parcheggiate dall’inizio dell’emergenza sanitaria, ne sono solo un esempio. Il 16 ottobre ne sarebbero ripartite le notifiche ai contribuenti, ma la nuova manovra di bilancio di qualche giorno fa ha rinnovato la proroga spostando la scadenza a fine anno. Ancora due mesi abbondanti per respirare, poi da quel momento ripartiranno con gradualità le notifiche delle cartelle da parte dell’Agenzia delle Entrarte e Riscossione, e sicuramente non saranno pochi i conti correnti che verranno bloccati senza preavviso.

Ma questa non è l’unica occasione in cui il blocco totale del conto corrente può essere messo in atto. Esistono altre condizioni sfavorevoli che ci possono compromettere la possibilità di accedere alle nostre disponibilità economiche.

Come avviene il blocco totale del conto corrente senza preavviso

La ragione principale per cui una banca può impedire all’intestatario di accedere al proprio conto corrente online o tradizionale, risiede principalmente in una funzione preventiva mossa dall’istituto di credito affinché la posizione debitoria del correntista non degeneri, aggravandosi ulteriormente. Le cause che possono condurre un istituto bancario a prendere questo provvedimento sono molteplici, e derivare anche da richieste di terze parti. Comunque sia, la motivazione che muove il provvedimento è sicuramente la salvaguardia degli interessi del correntista e della banca stessa, che nel blocco trova la strategia per prevenire una possibile insolvenza del proprio cliente.

La legge non obbliga le banche a inviare una comunicazione formale ai correntisti di un blocco imminente del conto. E questo spiega il motivo per cui potremmo trovarci in panne al momento di pagare la spesa con la carta di debito o di credito. È anche vero, altresì, che prima di arrivare al blocco, nel caso ad es. di uno scoperto sul conto, la banca solitamente dà alcuni segnali chiari di quanto sta accadendo, attraverso solleciti più o meno formali di rientro. In questo caso quindi, in verità (e in buona parte dei casi) proprio completamente all’oscuro della nostra posizione finanziaria non dovremmo esserlo stati e qualche sospetto sui motivi del blocco saremmo giustificati ad averlo.

Il blocco totale del conto corrente per saldo negativo

Un conto in rosso in costante peggioramento, di cui il correntista continua a utilizzare i fondi, oppure l’interruzione dei pagamenti delle rate di un finanziamento, sono le cause più frequenti di blocco totale del conto corrente da parte della banca senza preavviso. Il titolare si troverà quindi una strada sbarrata nel momento in cui tenterà di utilizzare i consueti strumenti di pagamento, oppure cercherà di ordinare un bonifico in uscita. Con il blocco dell’operatività la banca andrà a tutelarsi dal rischio di insolvenza, e contemporaneamente eviterà al correntista di aggravare ulteriormente la propria posizione di indebitamento.

Una considerazione va fatta a proposito degli assegni. Il carnet rimane sempre comunque in possesso del correntista, anche quando il conto è ormai stato bloccato senza averne avuto comunicazione da parte della banca. Non essere a conoscenza del provvedimento di blocco potrebbe in questo caso aggravare ulteriormente la posizione del correntista, qualora questi decidesse di mandare all’incasso un nuovo assegno. In questo caso alla sua posizione si aggiungerebbe anche il protesto. Abbiamo però detto poco fa che la banca prima di arrivare al blocco totale, alcuni solleciti di rientro della posizione li invia, dunque teoricamente sarebbe possibile evitare almeno questo ultimo inconveniente non emettendo assegni.

Quando la banca sblocca il conto? Una volta ripianato il debito e riportato il saldo in positivo, o ripristinati i pagamenti delle rate dei finanziamenti, la banca provvederà a sbloccare il conto corrente, sul quale si potrà riprendere regolarmente l’operatività.

Il blocco del conto corrente per la legge antiriciclaggio

Per ottemperare alle norme vigenti in materia di antiriciclaggio la banca è tenuta a vigilare sui movimenti dei correntisti. Un bonifico in entrata sospetto, ad es., potrebbe comportare il blocco del conto senza preavviso e la segnalazione alle autorità.

Sempre sul tema antiriciclaggio, le direttive prevedono che i titolari di conti correnti, a partire dal 1° gennaio 2014, si presentino fisicamente in filiale per firmare il questionario sui propri dati sensibili entro 60 giorni dalla data di notifica da parte della banca. In mancanza di questa firma il correntista può rischiare il blocco del proprio conto. Ottemperando a questo obbligo si ripristinerà il regolare funzionamento del conto corrente.

Il blocco totale del conto corrente senza preavviso a causa di debiti

Un’altra ragione per cui la banca può bloccare il conto corrente è a seguito di una notifica del Tribunale dietro richiesta di un creditore. Una volta ricevuta la notifica, l’istituto provvede a vincolare sul conto corrente una somma pari al debito più la metà (che servirà a ricoprire le spese sostenute per la procedura), fino al momento in cui la procedura esecutiva non sarà terminata e il debito estinto.

Il pignoramento presso terzi è la denominazione di questo tipo di procedura esecutiva, dove il terzo è la banca che agisce sul conto corrente del debitore per gli interessi del creditore. Esistono alcuni limiti al pignoramento che fanno riferimento alle fonti di reddito e alle tempistiche dei loro accrediti.

Se sul conto corrente viene accreditato esclusivamente lo stipendio o la pensione o un altro reddito assimilabile, e alla data di notifica sono presenti altri fondi, il pignoramento aggredirà esclusivamente la parte eccedente il triplo dell’assegno sociale (1345,53 Euro). Superata la data della notifica, tutti i fondi che confluiscono nel conto sono oggetto di pignoramento nella misura di un quinto fino alla completa estinzione del debito. Il 100% della giacenza sul conto corrente viene pignorato quando su questo confluiscono redditi diversi da stipendi e pensioni.

Una cointestazione del conto corrente determina un’azione del pignoramento su un solo 50% della giacenza.

Va precisato come l’intera procedura esecutiva, richiesta presso il tribunale da creditori privati, è sicuramente notificata al creditore in tutte le sue fasi, dal titolo esecutivo, passando dall’atto di precetto fino all’atto di pignoramento. La parte propedeutica a questo iter, ovvero il vincolo delle somme necessarie a saldare il debito messo in atto da parte della banca a seguito della notifica da parte dell’Autorità giudiziaria, però, è molto probabile che non venga comunicato al correntista. Quest’ultimo si troverà allora da un momento all’altro, senza conoscerne la ragione precisa, impossibilitato a disporre delle somme ormai vincolate, o della intera disponibilità qualora il debito sia superiore al saldo e non sussistano le condizioni reddituali che impongono limiti al pignoramento.

Il blocco del conto corrente per debiti con il Fisco

Diversamente da quanto accade per i crediti di soggetti privati, che devono passare attraverso l’Autorità giudiziaria, i debiti fiscali non richiedono questo passaggio intermedio, in quanto la cartella esattoriale dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è già un atto esecutivo. Se il debito non viene estinto o non si provvede a chiedere la sua rateizzazione entro 60 giorni dalla notifica, il pignoramento potrà agire sul 100% della somma depositata sul conto corrente.

Quest’ultima sarà la situazione in cui si troveranno molti dei 9 milioni di titolari di conti corrente che hanno debiti con il Fisco. La notifica delle cartelle esattoriali sospesa causa Covid-19, dopo una seconda moratoria definita in legge di Bilancio, riprenderà gradualmente la propria routine a partire dai primi del 2021.

Attenuare le possibili conseguenze di una esecuzione forzata sul conto corrente è possibile presentando istanza di rateizzazione del debito entro i 60 giorni dalla notifica. Una volta accolta la domanda da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, e pagata la prima rata del piano di ammortamento proposto, il conto corrente viene sbloccato e il debitore può rientrare nella piena disponibilità delle somme in giacenza preventivamente vincolate.

L’emergenza Coronavirus, oltre alle moratorie appena viste, ha suggerito al Governo di concedere ai debitori fiscali un’estensione al numero di 10 il limite delle rate mensili, anche non consecutive (il limite precedente era 5) che è possibile non pagare senza decadere dal beneficio della rateizzazione. Una occasione ulteriore, quindi, per evitare il blocco del conto corrente attraverso un piano di ammortamento più agevole da sostenere nel tempo.

Il blocco totale del conto corrente per decesso del co-titolare

Il decesso del titolare del conto determina sempre il blocco del conto corrente, in attesa che la successione definisca il destino delle somme depositate fra gli eredi.

Nel caso in cui il conto sia cointestato, il decesso di un co-titolare comporterà il blocco di una quota pari al 50% della giacenza. Il co-titolare superstite avrà quindi la piena disponibilità del restante 50%.

In questo caso la comunicazione al superstite da parte della banca del blocco del 50%, avrebbe una funzione puramente formale, con nessuna ricaduta pratica. Per ogni conto corrente cointestato, infatti, ciascun co-titolare si presuppone proprietario di una quota pari alla metà della disponibilità, fatto salvo che uno dei due non dimostri di avere contribuito in maniera prevalente alla composizione del saldo. Il blocco della metà della disponibilità non comporta pertanto nessuna variazione rispetto a quanto già in essere, proprio per le caratteristiche intrinseche del conto corrente cointestato.