Le siccità causate dal cambiamento climatico aumentano il loro impatto devastante sulle disponibilità idriche globali del domani, sempre più a rischio. L’acqua, equiparata all’oro e al petrolio, entra nel mirino speculativo di Wall Street.

Lo scorso 7 dicembre ha esordito negli Stati Uniti il primo mercato di futures dell’acqua al mondo, di fatto aprendo alla speculazione finanziaria il bene comune per antonomasia. Le trattazioni di futures dell’acqua si riferiscono alla disponibilità, o scarsità, di acqua in California, basandosi sui prezzi fissati da due anni dal Nasdaq Veles California Water Index (NQH2O).

Gli investitori di futures dell’acqua potranno assicurarsi sulla disponibilità di acqua in una specifica data futura a un prezzo fissato al momento dell’investimento, scommettendo contro o sulle fluttuazioni del NQH2O e tutelandosi dall’effetto che la siccità ha avuto – e continuerà ad avere – sul prezzo dell’acqua in California.

I futures dell’acqua sono contratti di natura squisitamente finanziaria e non prevedono lo spostamento fisico del bene di riferimento: non si può, quindi, accumulare fisicamente acqua in un immaginario magazzino per influenzarne la disponibilità sul mercato e, di conseguenza, il prezzo.

Secondo il CME Group, che ha sviluppato il prodotto finanziario assieme a Nasdaq, i futures dell’acqua aiuteranno i contadini, le industrie ad alto utilizzo di acqua e le municipalità a controllare il rischio economico legato alla fluttuazione del prezzo dell’acqua in un momento storico segnato dai profondi cambiamenti climatici legati al global warming.

Nel passato recente, le siccità causate dal riscaldamento globale hanno avuto un impatto devastante sulla disponibilità di acqua proprio in California, ciclicamente piagata da incendi. Solo nel 2020, il prezzo dell’acqua fissato dal NQH2O tra il secondo e il terzo trimestre è più che triplicato.

In questo senso, l’esempio californiano rispecchia un fenomeno di portata globale che sta già influenzando ogni aspetto delle nostre vite. Ma è anche un micro-laboratorio dove sperimentare la finanziarizzazione dell’acqua come risorsa, sulla falsa riga di mercati di commodities (petrolio, metalli, bovini d’allevamento…) già globali.

Tim McCourt di CME, riporta Bloomberg, ha spiegato che in un mondo dove «due miliardi di persone vivono in nazioni piagate da problemi idrici e quasi due terzi del mondo affronteranno problemi di scarsità d’acqua entro i prossimi quattro anni […] l’idea di gestire il rischio associato all’acqua sta certamente aumentando d’importanza».

Se è vero che i futures dell’acqua sono strumenti utili a mitigare le fluttuazioni del mercato per chi compra e chi distribuisce acqua, la natura del «future» come prodotto finanziario implica la possibilità di speculazioni destinate a modificare il prezzo dell’acqua per tutti, con ricadute gravi per la popolazione della California.

Allarme che Frederick Kaufmann, docente di giornalismo presso la City University of New York, aveva lanciato già nel 2012 dalle colonne di «Nature». Nel suo pezzo, eloquentemente intitolato “La sete d’acqua di Wall Street”, Kaufmann esordisce mettendo in fila le evidenze scientifiche che indicano come i mercati finanziari, speculando attraverso i futures, abbiano «distrutto» i mercati dei cereali di Chicago, Kansas City e Minneapolis, «trasformandoli in motori di profitto per banche ed hedge funds mentre il prezzo del nostro pane di tutti i giorni aumentava».

Provando a indovinare il prossimo obiettivo della speculazione di Wall Street, ben otto anni fa Kaufmann individuava proprio nell’acqua la risorsa nel mirino della finanza: «Gli analisti finanziari percepiscono che esattamente come le altre risorse – i metalli preziosi, ad esempio – l’acqua utilizzabile in futuro sarà così poca che occorrerà estrarla dalle miniere, processarla, impacchettarla e, soprattutto, spostarla in giro per il mondo. E sanno che la domanda non se ne andrà. Sono questi i ragionamenti che incoraggiano la creazione di un futuro mercato dei futures dell’acqua globale».

Il rischio, insomma, è che in assenza di regolamentazioni ad hoc si possa ripetere per l’acqua quando successo proprio in California agli inizi degli anni 2000 con Enron che da un lato investiva in future energetici e dall’altro, come principale fornitore di energia elettrica dello stato, chiudeva le centrali elettriche a bella posta per aumentare artificialmente la domanda di energia sul mercato. Risultato: blackout in tutta la California, licenziamenti di massa e bancarotta dei principali competitor di Enron, impossibilitati ad acquistare energia elettrica per conto dei propri clienti ai prezzi gonfiati da chi giocava sporco.

L’ipotesi che una simile vertigine speculativa possa abbattersi sull’acqua, per le Nazioni Unite, equivale a una minaccia ai diritti umani di tutti.

In un comunicato diramato proprio il 7 dicembre, lo special rapporteur per i diritti umani e la sicurezza idrica Pedro Arrojo-Agudo si è detto «molto preoccupato per l’equiparazione dell’acqua ad altre risorse come oro e petrolio sul mercato dei futures di Wall Street».

«Mentre ci sono discussioni in corso a livello globale circa i valori culturali, sociali e ambientali dell’acqua, la notizia delle contrattazioni dell’acqua nel mercato dei futures di Wall Street indica che il valore dell’acqua come diritto umano basilare è in pericolo».