eToro, app euro-israeliana di trading online, spopola su scala internazionale. Ma quali sono le sue opportunità e i rischi legati al suo utilizzo?

Nelle ultime settimane ha destato molto scalpore la vicenda dello short squeeze cui sono stati sottoposti gli investitori istituzionali che avevano scommesso miliardi di dollari sul ribasso di società considerate decotte e le cui azioni non mostravano prospettiva di ripresa nel mercato Usa. L’organizzazione di una vera e propria controffensiva su Reddit da parte di uno “sciame di locuste” di investitori retail, presto capitanati da una stretta cerchia di finanzieri di professione (con il beneplacito di Elon Musk) ha portato a un’inversione del trend avviata dal terremoto GameStop, la nota società che gestisce catene di punti vendita di videogiochi, il cui titolo si è impennato da 12 a 150 dollari ad azione in poche settimane portando le società di trading speculativo a perdite miliardarie. E non è finita qui: le “locuste” organizzate via social si sono dirette su altri titoli per disgregare le proiezioni dei fondi “shortisti” proiettati eccessivamente sotto il profilo finanziario sul ribasso di titoli di società-target come Blockbuster e Blackberry, per poi dirigere la loro attenzione, come riporta il Corriere della Sera, perfino sulle commodities come l’argento.

La piattaforma su cui l’attacco finanziario agli speculatori proiettati sul crollo di GameStop si è scatenato è l’ormai arcinoto Robinhood, che come Facebook ha sede nella città californiana di Menlo Park, sul cui sistema informatico nella giornata del 28 gennaio è stata sospesa dal sistema la negoziazione di diversi titoli, tra cui quello GameStop. Robinhood ha acquisito notorietà globale, ma vi è un’altra società, forse ancora più strutturata, che in futuro andrà tenuta d’occhio per quanto concerne la possibilità che si verifichino fenomeni simili all’onda anomala delle ultime settimane.

Stiamo parlando dell’euro-israeliana eToro, che gestisce l’omonima piattaforma di trading online che al grande pubblico è nota, principalmente, per l’aggressiva pubblicità portata avanti su diversi social network (da Facebook a YouTube) ma è attiva ormai da tempo nel mondo dell’investimento non istituzionale. eToro è l’erede di RetailFx, società fondata a Tel Aviv dai fratelli Yoni e Ronen Assia, che dal 2010 ha messo in campo un preciso algoritmo definito Copy Trader, con cui i novizi del mondo degli investimenti possono uniformare le loro strategie a quelle di operatori fisici considerati esperti nel settore che rendono pubbliche agli iscritti le loro mosse.

Forte di una piattaforma intuitiva, eToro ha acquisito notorietà tra i suoi 16 milioni di clienti per la versatilità e duttilità con cui la gestione di portafoglio risulta possibile sulle sue reti e per l’offerta di operazioni a costo zero sul trading di azioni. “Costano invece più che nella media del settore”, nota il Corriere, “i prelievi su tutte le operazioni complesse e rischiose: investimenti a leva, derivati degni del gioco d’azzardo come i «contract for difference» (sui quale il 71% dei clienti ha perso anche in un anno positivo come il 2020) o le criptovalute”.

eToro è al tempo stesso piattaforma, social network e prodotto “di intrattenimento”: guardando l’interfaccia della sua app si noterà che molti effetti visivi richiamano quelli dei videogiochi, a simboleggiare il processo di gamification, e conseguente abbassamento della soglia di attenzione dell’utente, a cui il trading online porta l’azione finanziaria; sui suoi canali complementare all’uso del Copy Trader è il processo di interazione tra gli utenti, dato che su eToro è possibile interagire con gli altri investitori attraverso commenti, following, scambiandosi consigli. Non a caso Yoni Assia a dichiarato a Federico Fubini che l’obiettivo del gioco finanziario su eToro sono le generazioni più giovani: ” C’è chi pensa che i soldi debbano essere gestiti solo da professionisti, senza che i risparmiatori capiscano dove sono investiti. Ma i più giovani chiedono trasparenza: vogliamo prendere noi le decisioni sul nostro denaro”.

Abbiamo definito eToro una società “euro-israeliana”, e qui veniamo al punto critico: la scarsa trasparenza con cui la piattaforma opera. Per quanto originaria dello Stato ebraico, eToro mantiene un’importante sede legale a Cipro che le consente di essere validata per l’attività nell’Euro-sistema ma, al contempo, la pone sotto le lasche regolamentazioni finanziarie del Paese dell’Isola di Venere. Il che significa che su eToro i controlli sull’origine dei fondi investiti, sulla fluidità e trasparenza delle transazioni e sulla conformità all’operatività legale dell’utente (fedina penale pulita, rispetto delle norme sul riciclaggio etc.) sono pari a zero. La globalizzazione dei mercati consente quindi eToro, in quanto società di diritto comunitario, di muoversi come attore su scala internazionale e ha portato il valore del gruppo a superare gli 800 milioni di dollari. Rendendolo di fatto un potenziale market mover, come confermato da “Wall Street Italia” riguardo al ruolo giocato dallo sciame di locuste di investitori di eToro nel contribuire al boom rialzista di Tesla, su cui il 78% degli utenti della piattaforma ha dichiarato di voler puntare.

Qui appaiono palesi i rischi principali del trading online su piattaforme come eToro, il cui gioco funziona alla perfezione finché a fare da traino è la fiducia collettiva della comunità degli investitori sulla riuscita di un piano di accumulo o di crescita impetuosa del capitale (come del resto confermano i blitz su GameStop mediati da Robinhood) che se può consolidarsi sul breve periodo può anche, in tempi altrettanto ristretti, svanire. Questo perché la crescita dei listini finanziari sta oramai slegandosi completamente da qualsiasi riferimento a un’economia reale globale sempre più anemica: piattaforme come eToro e Robinhood vivono di questo gioco della roulette su scala mondiale a cui molti singoli individui partecipano, abbagliati dai “cattivi maestri” istituzionali che dimostrano di non conoscere a dovere la storia delle crisi finanziarie. Perché ogni bolla, prima o poi, esplode: e questo nel mondo del trading online, che ha conosciuto un boom dopo l’inizio delle politiche di Qe su scala globale che ha avviato il rally borsistico planetario, non è contemplato. La carenza sotto il profilo della trasparenza e la mancanza di un freno inibitore a comportamenti scriteriati dei singoli sotto il profilo finanziario sono due mine sul percorso della stabilizzazione delle piattaforme di trading e sulla loro possibile “istituzionalizzazione”. Chi intende profittare della volatilità dei mercati deve tenere bene in conto che, sul lungo periodo, in ogni casinò il sistema funziona in modo tale perché il banco vinca sempre. L’esperienza di ogni fase passata di eccessiva euforia finanziaria dovrebbe mettere molti sul chi vive.