Il telescopio Hubble torna a far sognare. Trent’anni dopo il suo lancio, Hubble continua a inviare a terra splendide immagini ricche di informazioni.

Questa volta il satellite ha trovato evidenza di attività vulcanica che sta portando alla nuova formazione di atmosfera su un esopianeta dalle caratteristiche simili a quelle terrestri.

Il pianeta roccioso, GJ 1132 b, in orbita intorno a una stella lontana solo 40 anni luce dalla Terra nella costellazione Vela ha densità, dimensioni ed età simili a quelle terrestri.

GJ 1132 b

A quanto pare il pianeta originariamente di tipo gassoso e più grande della Terra possedeva un’atmosfera molto spessa, ricca di idrogeno ed elio, di cui è stato poi velocemente spogliato a causa dalla calda stella vicina. Il pianeta così privato della sua atmosfera si era ridotto a un cuore roccioso delle dimensioni della Terra.

Con estrema sorpresa, gli astronomi hanno scoperto una seconda atmosfera, che ha rimpiazzato la prima.

“Inizialmente consideravamo piuttosto noioso questo tipo di pianeta perchè pensavamo che avessero ormai perso l’atmosfera,” dice Raissa Estrela membro del team di ricerca al Jet Propulsion Laboratory della California Institute of Technology. “Ma riguardando il pianeta con il telescopio Hubble abbiamo realizzato che c’è una nuova atmosfera”.

Questa seconda atmosfera a differenza della prima è ricca di idrogeno, di cianuro di idrogeno, metano e ammoniaca. L’idea che gli scienziati si sono fatti è che l’idrogeno presente nella prima atmosfera sia stato assorbito dal magma presente nel mantello del pianeta ed ora, a causa dell’attività vulcanica presente sull’esopianeta, questo viene lentamente rilasciato.

Non solo, sebbene la radiazione intensa proveniente dalla stella vicina continua a disperdere anche questa seconda atmosfera nello spazio, questa viene via via ripristinata dalle riserve di gas intrappolate nel magma.

“Questa seconda atmosfera proviene sia dalla superficie sia dall’interno del pianera e quindi rappresenta per noi una finestra sulla geologia di un altro mondo” spiega Paul Rimmer membro del team di ricerca della University of Cambridge, UK.

GJ 1132 b mostra caratteristiche incredibilmente simili a quelle della Terra. Hanno dimensioni simili, entrambi hanno un’età di circa 4.5 miliardi di anni, entrambi possiedono un’atmosfera ricca di idrogeno ed entrambi in passato hanno avuto un forte raffreddamento.

Nonostante le similitudini, i due pianeti sono anche profondamente diversi. Mentre la Terra orbita intorno al Sole, una nana gialla, ad una distanza ideale per favorire condizioni congeniali alla vita (l’orbita terrestre dura 1 anno), GJ 1132 b orbita intorno a una nana rossa a una distanza così ravvicinata da impiegare solo un giorno e mezzo a compiere un’intera orbita. Inoltre, GJ 1132 b nella sua orbita mostra sempre la stessa faccia alla sua stella, così come la Luna con la Terra.

Questo fa sì che la parte sempre esposta verso la stella risulti decisamente più calda rispetto a quella sempre in ombra.

                               GJ 1132 b

“La domanda a questo punto è cosa mantiene il mantello dell’esopianeta abbastanza caldo da restare liquido e dare luogo a fenomeni vulcanici?” chiede Mark Swain capo del team del Jet propulsionary laboratory.

La questione è che il calore necessario a mantenere il mantello liquido proviene dalla frizione generata dalla rotazione e dall’orbita del pianeta. Siccome GJ 1132 b segue un’orbita ellittica la forze gravitazionale fra la stella e il pianeta è più forte quando i due sono più vicini e più debole quando sono lontani. Stando a questo, il pianeta viene continuamente schiacciato e allungato. Questa sorta di continuo effetto fisarmonica ha come effetto il riscaldamento del pianeta necessario per dare luogo a fenomeni vulcanici frequenti.

Dalle osservazioni fatte, il team ritiene anche che la crosta del pianeta sia ancora molto sottile, solo 30 metri di spessore. Una crosta così sottile non può essere neanche paragonata alle nostre montagne vulcaniche, anzi probabilmente viene rotta come un guscio d’uovo ogni volta che il pianeta subisce una deformazione. Questa peculiare caratteristica rappresenta, in realtà una incredibile occasione per studiare lo strato sottostante.

Se con un telescopio a infrarossi si puntasse diritto verso la crosta del pianeta, quello che si vedrebbe sarebbe infatti quello che c’è sotto.

Questa scoperta è estremamente eccitante perché per la prima volta ci fornisce uno strumento per studiare la geologia di pianeti simili alla Terra e capire quindi qualcosa in più sull’evoluzione dei pianeti rocciosi del nostro sistema solare, come Mercurio, Venere, Terra e Marte e ci lascia come sempre con un nuovo interrogativo: “Quanti dei pianeti oggi simili alla Terra hanno origini diverse da quelle terrestri?”.