L’ente che fa da sentinella sulla conservazione della natura ha diviso gli elefanti africani in due specie, definendole entrambe ad alto rischio di estinzione.

                Un branco di elefanti africani.
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Gli elefanti africani rischiano l’estinzione.
A molti sembrerà una banalità – i pachidermi sono da sempre uno dei primi esempi che vengono in mente quando si parla di specie a rischio – ma è in realtà una catastrofe, peggiore di quella che credevamo e che può avere imprevedibili effetti a cascata su tutti gli ecosistemi africani.

Non un problema di spazio.
L’aggiornamento sulla situazione degli elefanti africani arriva dall’IUCN (l’Unione internazionale per la conservazione della natura, osservatore dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite), che nella sua Lista Rossa delle specie a rischio ha di recente aggiornato la posizione di questi mammiferi, riconoscendo l’esistenza di due specie e segnalandole entrambe come a rischio estinzione.
E ulteriori informazioni arrivano da uno studio pubblicato su Current Biology, nel quale si legge che il problema degli elefanti africani non è la carenza di spazio vitale, ma il fatto che per colpa nostra occupano meno di un quinto di quello che avrebbero a disposizione.

La scoperta che gli elefanti africani appartengono a due specie separate risale a undici anni fa, quando fu annunciata in uno studio pubblicato su PLOS Biology che individuava una specie di savana (Loxodonta africana) e una di foresta (Loxodonta cyclotis).
Da allora sono cominciati i conteggi, per capire esattamente quanti individui rimanessero e dove: a oggi, l’IUCN stima che rimangano appena 415.
000 elefanti africani in Africa, meno di 30.
000 dei quali appartengono alla “variante di foresta”.

Una peggio dell’altra.
Che delle due è quella che ha subito il declino più deciso: negli ultimi trent’anni la sua popolazione è crollata dell’86%, contro il “solo” 60% dell’elefante di savana.
I motivi di questa strage sono sempre i soliti: il bracconaggio e la distruzione e frammentazione dell’habitat, che è un grosso problema per due specie che sono abituate ad abitare areali enormi e percorrere lunghe distanze.

Sull’habitat, però, c’è un’altra importante considerazione da fare, che è quella che si legge nello studio di Current Biology: in Africa c’è ancora molto spazio libero per gli elefanti; in particolare, in tutto il continente ci sono ancora 18 milioni di chilometri quadrati di terra che sarebbero a disposizione, dei quali però appena il 17% è effettivamente abitato dai pachidermi.
La ricerca condotta dal Mara Elephant Project, in Kenya, ha richiesto 15 anni di studio e tracciamento di oltre 200 esemplari, che sono serviti a determinare quali sono gli habitat che preferiscono e quali quelli dove invece non c’è speranza di vederli tornare (un solo esempio: il Sahara).

La possibile soluzione.
I risultati dicono che circa il 60% del continente è potenzialmente abitabile dagli elefanti, ai quali però non è data la possibilità di espandersi: bracconaggio e distruzione dell’habitat sono i principali ostacoli a un ripopolamento.
Se però riuscissimo a ridurre o eliminare questi elementi di disturbo, si legge nello studio, gli elefanti africani potrebbero tornare ad avere un futuro.