LA MISSIONE SUICIDA VERSO MARTE
Musk: «Porterò l'uomo su Marte con SpaceX, ma qualcuno morirà». Gaffe sul Polo Sud

Elon Musk fra certezze e gaffe storiche: «Magari ci saranno dei morti nei primi viaggi di SpaceX destinati a Marte, ma la fine di questi pionieri sarà avvolta nella gloria». Ah, bene, allora si potrà partire con un po’ più di tranquillità. In caso qualcosa andasse storto, i familiari potranno contare sul risarcimento dell’assicurazione (ammesso che si trovi una compagnia disponibile a coprire i rischi), mentre è sicura la fama che illuminerà per sempre questi esploratori spaziali.

Con quella bocca Elon Musk può dire ciò che vuole e in effetti lo dice sia che si parli di astronavi di SpaceX sia che si tratti di astromacchine come la Tesla, l’altra sua grande impresa, ma questa volta l’interlocutore che aveva di fronte è restato un filo interdetto quando ha sentito la funerea previsione. Il geniale sudafricano stava parlando con Peter Diamandis, fondatore della X Prize Foundation, quando ha profetizzato qualche lutto nei primi viaggi marziani che SpaceX intende fare già nel 2026, quando invece la Nasa punta al 2033 nell’ambito del programma Artemis con tappa iniziale sulla Luna. In realtà l’uomo su Marte metterà piede – secondo la stragrande maggioranza degli esperti – non prima del 2040, ad essere molto ottimisti.

«Un gruppo di astronauti probabilmente morirà  durante i primi viaggi di SpaceX,  ma sarà un’avventura gloriosa e un’esperienza straordinaria», ha detto allora Musk.

Intendiamoci, lui sa bene che dall’inizio dell’epopea spaziale sono morti almeno 32 tra astronauti e cosmonauti  in missione o in addestramento. Trentadue vittime sui 568 tra uomini e donne che sono andati nello spazio. E il presidente J.F. Kennedy, nel suo celeberrimo discorso del 1962 disse: «Abbiamo scelto di andare sulla Luna perché è difficile». Ogni missione spaziale comporta insomma una percentuale di rischio che forse  non sarà mai possibile azzerare. Figuriamoci se si tratterà di spedire un’astronave con equipaggio per la prima volta su Marte.

Inoltre già nel 1969, all’indomani dell’allunaggio di Neil Armstrong, Wernher von Braun, artefice del successo del programma Apollo, aveva promesso al Congresso americano di portare l’uomo su Marte entro il 1980: il razzo Saturno 5 era di fatto sovradimensionato per il balzo sulla Luna, come avevano notato alcuni ingegneri americani, perché appunto lo scienziato tedesco aveva già in testa Marte. Poi il Congresso preferì mettere più dollari sulla guerra in Vietnam, ma questa è un’altra storia. Il fatto è che, come Von Braun, né Musk né gli scienziati possono garantire per l’incolumità degli astronauti diretti su Marte:  ci sono forti timori ad esempio sugli effetti delle radiazioni cosmiche che si dovranno sopportare per un viaggio così lungo. Ovvero dai 6 agli 8 mesi solo per l’andata. Poi, se ci si accontenterà di piantare la bandierina e di ripartire subito, servono altrettanti mesi per tornare sulla Terra. Se invece si resta per impiantare una colonia, come vuole Musk, bisogna attendere due anni perché la distanza fra il Pianeta Rosso e il nostro sia di nuovo la più breve possibile. Due anni durante i quali sopravvivere nei complicati scenari marziani. Tutto ciò al netto di progressi della tecnologia che al momento non sembrano però così immediati.

A ogni modo Musk ci ha abituato a tagliare i tempi e a mantenere le promesse anche quando l’asticella si alza. E’ stato lui, del resto, a ridare l’orgoglio agli Stati Uniti portando – anche in questi giorni – con la magnifica Crew Dragon astronauti americani dal suolo Usa sulla stazione spaziale internazionale senza dover chiedere un costoso e imbarazzante passaggio alla Russia e alle vetuste Soyuz. E la Nasa ha appena confermato che sarà SpaceX il partner per il ritorno degli americani sulla Luna.

 

Marte è tutta un’altra questione, ma in effetti già qualche imprenditore assai meno geniale di Musk aveva raccolto in passato un notevole numero di volontari per viaggi di sola andata: si erano iscritti anche numerosi italiani.   

La gaffe storica

Questa volta Musk tuttavia è scivolato su una questione storica: da brillante testimonial delle sue aziende, per inquadrare i primi viaggi su Marte, e i rischi pure mortali ad essi connessi, ha citato l’arcinoto annuncio di Ernest Shackleton sul Times per una missione al Polo Sud nei primi anni del 1900, un’esplorazione che per le difficoltà era allora probabilmente più pericolosa dei futuri viaggi marziani. «Ricordate l’annuncio di Shackleton per l’impresa in Antartide: “Sarà un viaggio lungo, pericoloso e scomodo”. Ecco primi viaggi su Marte saranno così». 

Peccato però che quell’annuncio sia stato giudicato una bufala già nel 2013 dallo Smithsonian Magazine, ovvero, non se n’è mai trovata traccia nel pur accurato archivio del Times. E nulla di nulla anche in altri giornali. Inoltre – hanno concluso gli storici – se l’esploratore inglese avesse avuto bisogno di ingaggiare personale per quelle missioni polari non avrebbe avuto bisogno di un annuncio fra le pubblicità spicciole del Times. E’ vero tuttavia che il testo del presunto annuncio è proprio irresistibile: “Cercansi uomini per un viaggio rischioso, salario basso, al freddo e al buio totale per lunghi mesi, pericoli costanti, nessuna certezza di tornare incolumi, onori e riconoscimenti in caso di successo”.  Sì, molto bello, ma una bufala. 

Shackleton, peraltro, è diventato noto più che per i successi (o gli insuccessi) delle sue imprese antartiche per aver sempre garantito ai suoi campagni di avventure di portare la pelle a casa anche risolvendo situazioni terrificanti. «Meglio un asino vivo che un leone morto» rispose a chi gli chiedeva i motivi della rinuncia a raggiungere (per primo!) il Polo Sud nel 1909 quando ormai gli restavano “solo” 180 chilometri da percorrere. Un motto che non sembra proprio adatto a un tipo come Musk. 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 11:27