Il presidente Francese Emmanuel Macron ribadisce la sua linea ferrea contro l’estremismo islamico: lo aveva fatto a dicembre proponendo una legge per porre un limite al separatismo tra Stato laico e integralismo musulmano, lo fa ora con un atto simbolico e concreto: il capo dell’Eliseo ha deciso di rinunciare al talento di Makram Akrout, «migliore baguette di Francia», vincitore del titolo che gli avrebbe assicurato per un anno la fornitura di pane per il capo dello Stato. Fatali per Akrout sono stati alcuni messaggi postati sui social ritenuti «anti francesi e «filo islamici» .

Sabato Macron si era complimentato con il vincitore, un formaio francese di origine tunisina. Ma poi il sito Tunis Tribune, che si definisce «portale dei tunisini del mondo»(e a ruota esponenti del partito di Marine Le Pen) aveva citato dei post rilanciati su Facebook da Akrout, che hanno sollevato molte perplessità. In uno di questi si accusa la Francia «di incoraggiare e diffondere la decadenza nei nostri paesi per proteggere i suoi interessi colonialisti e spingerci all’allontanamento dalla religione e i valori islamici». Akrout, aveva tentato di difendersi dicendo che il suo account era stato «piratato». Il suo avvocato ha però ammesso che forse «aveva scambiato dei contenuti pubblicati sui social senza capirne bene il tenore». La polemica era stata immediata, tanto che già  alla premiazione di sabato, Akram non si è¨ fatto vedere.

E ora anche L’Eliseo ha fatta marcia indietro, «licenziando» il fornaio premiato: i servizi della presidenza, scrive Le Figaro, hanno detto «di non aver contattato questo signore», assicurando che la fornitura annuale «non  automatica» per il vincitore del premio. Akrout  però  il primo escluso da quando il premio è stato creato dal municipio di Parigi del 1994. Del resto la baguette è più di un pezzo di pane. E’ un simbolo della Francia, che l’ha candidata quest’anno ad entrare nel patrimonio dell’Unesco.

Ma se il filone di pane è un orgoglio di Francia lo è altrettanto l’e«esprit de la Republique», la cultura laica dello Stato che non ammette invasioni di campo da parte della religione. A questa cultura è ispirata la legge che proprio Macron ha messo a punto nel dicembre del 2020, allarmato dall’uccisione da parte di un fanatico di Simon Paty, insegnante «colpevole» di aver mostrato ai suoi alunni una vignetta su maometto. La legge mette nell’angolo ogni deriva fondamentalista e la pretesa di una giustizia separata da quella francese: si punta a una maggiore trasparenza sui finanziamenti provenienti dall’estero a moschee francesi e maggiori controlli verso imam (sempre provenienti dall’estero) destinati alla formazione del clero musulmano. Stop anche all’insegnamento a domicilio (che avrebbe tolto i ragazzi all’educazione da parte di scuole statali) e maggiori poteri di sciogliere associazioni che assumano posizioni controverse e violente.