In Brasile si indaga sulla morte sospetta di 200 pazienti che, senza firmare alcuna autorizzazione, sono stati utilizzati come cavie umane per testare un farmaco sperimentale contro il Covid-19, nell’ambito di uno studio approvato dalle massime autorità sanitarie.

Secondo l’Organizzazione Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) questa vicenda potrebbe rivelarsi uno dei “più gravi e gravi episodi di infrazione etica” nella storia dell’America Latina.

Lo riferisce il quotidiano spagnolo El Pais, che racconta il calvario vissuto dalla 71enne Zenite Gonzaga Mota, ricoverata lo scorso 6 febbraio con i primi sintomi di Covid-19 in un centro per le emergenze di Itacoatiara, nello Stato dell’Amazzonia, a 270 km da Manaus.

Per settimane è stata sottoposta a un trattamento a base di proxalutamide, farmaco sperimentale utilizzato per alcuni tipi di cancro.

Lei stessa e soprattutto i suoi famigliari hanno dato carta bianca ai medici, fidandosi del loro operato, ma in nessun momento sono stati chiaramente informati del fatto che si trattasse di un esperimento per il quale oggi il Brasile si trova al centro di uno scandalo scientifico. La donna è morta il 13 marzo.

Dopo le numerose segnalazioni di morti sospette e denunce arrivate da famigliari di pazienti deceduti in diversi ospedali e centri di cura dello Stato dell’Amazzonia, la Commissione nazionale di etica per la investigazione (Conep) sta accertando le cause del decesso di circa 200 persone.

La Conep è un ente del Ministero della Salute che sovrintende ai protocolli di ricerca con gli esseri umani. La sua commissione aveva effettivamente autorizzato lo studio con proxalutamide all’inizio di quest’anno, salvo poi aver accertato che quello condotto nello Stato dell’Amazzonia ha coinvolto più persone di quanto inizialmente approvato.

Si tratterebbe in tutto di 645 partecipanti, quando il numero consentito era di 294, oltre al fatto che lo studio è stato condotto con “pazienti gravemente malati in terapia intensiva”, anch’essi non approvati come partecipanti. “Ci sono indicazioni di irregolarità nello studio, nonché violazioni delle attuali normative sull’etica nella ricerca con gli esseri umani”, afferma il documento firmato dal coordinatore della Conep, Jorge Venâncio.

Per giunta, oltre alla sede di Itacoatiara, la Conep ha ricevuto denunce dello stesso esperimento svolto a Manaus, Maués e Parintins – città dello Stato di Amazonas, nel Nord del Brasile – e in altre tre città nel Sud, anche se in nessuna di queste era stato autorizzato dalla Commissione.

Nei giorni scorsi, ricercatori dell’Unesco Latin American and Caribbean Network for Bioethics Education hanno pubblicato un documento in cui sottolineano che questo potrebbe essere uno dei “più gravi e gravi episodi di infrazione etica” e “violazione dei diritti umani” dei pazienti nella storia dell’America Latina.

“È urgente che, se le irregolarità saranno accertate, tutti i soggetti coinvolti siano indagati – comprese le squadre investigative, le istituzioni preposte e gli sponsor, nazionali ed esteri – e siano loro richieste responsabilità etiche e legali” hanno insistito i ricercatori della rete regionale Unesco.

Il medico Flavio Cadegiani, responsabile dello studio, ha replicato che le dichiarazioni dei ricercatori dell’Unesco “si basano su false premesse”, assicurando che “il farmaco in prova non ha prodotto eventi avversi gravi”. Secondo il medico, la Commissione etica nazionale ha cercato di invalidare lo studio “dopo l’interesse del presidente Jair Bolsonaro per la proxalutamide”, accusa indiretta che l’agenzia sanitaria ha reagito per motivi politici.

Già lo scorso luglio, Bolsonaro ha citato il farmaco come possibile cura efficace contro il Covid-19, precisando che “esiste in Brasile, ma non è ancora scientificamente provato”. Inoltre Cadegiani ha evidenziato il fatto che l’Agenzia della Salute ha approvato altri 25 studi con lo stesso farmaco. “Alla fine, se ci fosse il minimo sospetto che la proxalutamide abbia causato la morte di qualcuno, la Conep non avrebbe mai approvato assolutamente nessun altro studio con questo stesso farmaco”.

Luiz Alberto Nicolau, presidente del Gruppo Samel – coinvolto nell’esperimento – ritiene che il caso sia politicamente motivato: assicura addirittura che i decessi sono di persone che hanno ricevuto un placebo, ma per la Conep l’azienda non ha ancora dato le prove di tale affermazione.

Per fare piena luce sul decesso della donna, la famiglia di Zenite ha intentato una causa contro il Gruppo Samel e il Comune di Itacoatiara per “trattamento irregolare”.

“Ho visto mia zia arrivare in ospedale sperando che sarebbe guarita in cinque giorni. Nella stanza in cui è stata ricoverata c’erano molte persone che sono morte dopo aver ricevuto questo trattamento. Quello che vogliamo è un’inchiesta” ha concluso la nipote di Zenite. In Brasile si sono registrati 21,6 milioni di contagi e almeno 602 mila decessi.