Nulla di fatto per l’operazione della polizia nei confronti delle IPTV in 5 diversi paesi Europei tra cui anche l’Italia. A distanza di pochi giorni tutti i cosiddetti “pezzotti” funzionano nuovamente grazie ad un semplice messaggio via WhatsApp.

Nemmeno il tempo di confiscare la piattaforma Xtream Codes che permetteva in Italia e in Europa di godere di contenuti proposti a pagamento ad un prezzo praticamente irrisorio, che gli utenti hanno potuto rimettere le mani sul “pezzotto” grazie all’invio via WhatsApp di un semplice codice. La tregua è durata davvero poco e come per magia, o forse non proprio, le TV pirata hanno nuovamente permesso di vedere in streaming ogni tipo di canale da Sky a Netflix passando per Mediaset Premium e DAZN.

IPTV: tutto come prima in poche ore

Avevamo visto come la Polizia avesse bloccato qualche giorno fa tramite l’operazione “Eclissi” la piattaforma Xtream Codes che permetteva appunto di far lavorare il più importante network internazionale di diffusione pirata di piattaforme televisive a pagamento tramite il cosiddetto “pezzotto”. Questo non è altro che la piattaforma illegale che permette a chiunque (una volta pagata una tantum a chi lo fornisce) di godere di tutti i contenuti proposti a pagamento ad un prezzo decisamente inferiore rispetto ai prezzi ufficiali. Per farlo funzionare si deve avere solamente un decoder che collegato alla rete telefonica ossia alla rete internet permette di decodificare il segnale proveniente dal web e di garantire in chiaro tutti i contenuti come quelli di Sky, DAZN, Netflix ma anche altri.

Iptv

L’indagine ha portato alla disattivazione della piattaforma internazionale Xtream Codes, ideata da 2 cittadini greci e utilizzata anche in Italia. Una rete commerciale con basi in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Grazie alla tecnologia Xtream Codes, una volta ricevuto il segnale, chi di dovere non faceva altro che acquistare i pacchetti per poi rivenderli illegalmente al cliente finale che chiaramente era attratto da costi irrisori (solo 12€).

Tutto bloccato dalle autorità con grande segnale nei confronti della pirateria digitale e non solo. Peccato che a distanza di poche ore il sistema ha ripreso a funzionare con gli utenti che hanno potuto vedere in tranquillità le partite di domenica sera o addirittura il Gran Premio di Singapore di Formula 1 della domenica pomeriggio. Questo per molti utenti in giro per l’Italia e non solo.

Come ha fatto il sistema a riprendersi? Semplicemente è bastato per i provider del “pezzotto” inviare un codice via WhatsApp agli utenti in modo da poter riattivare il sistema. In alternativa in molti sono stati avvisati di un aggiornamento della propria TV Box collegata alla Rete che una volta riavviata ha permesso di vedere tutti i canali “pagati” a chi di dovere. Non sembrano dunque essere servite a nulla le minacce dei Procuratori e delle Autorità nei confronti anche degli utenti sulla possibilità di incorrere in severe multe o addirittura in procedure penali.

IPTV: cosa rischia l’utente che lo usa

Effettivamente a rischiare in questa situazione non è solo chi “vende” la piattaforma ma anche chi la utilizza. Nello specifico a chi trasmette IPTV e codici di accesso, oltre alla violazione del diritto d’autore viene contestato anche il reato di frode informatica, chi acquista file per IPTV e viene beccato ad utilizzare il servizio rischia una sanzione penale oltre al risarcimento da corrispondere alla pay-tv violata. Questo significa che non viene sanzionato solo chi vende o trasmette il servizio ma anche chi si abbona ad una IPTV visto che risulta anch’esso colpevole di reato. La violazione del diritto d’autore, delitto contestato anche all’utente finale, viene punita con una sanzione pecuniaria che va dai 2.582 euro ai 25.822 euro, più il carcere da un minimo di 6 mesi fino a 3 anni.

IPTV

In questo caso i gestori della piattaforma non hanno fatto altro che modificare la società di server sequestrati in cinque paesi dell’Europa, perché tutto tornasse come prima. Un semplice messaggio via WhatsApp ha permesso l’invio dell’url per le istruzioni su come aggiornare il sistema e tutto è ripartito come se nulla fosse mai successo.