Esempi di dark pattern sui siti di e-commerce.

Vi è mai capitato di fare un acquisto online e di spendere più di quanto avevate previsto, ben oltre il prezzo dell’oggetto acquistato?

Niente paura, non siete i soli. Secondo uno studio condotto da ricercatori di Princeton e dell’Università di Chicago nel 2019, non sono pochi gli e-commerce che utilizzano tattiche furbe per spingerci a spendere di più del dovuto.

In gergo si chiamano dark pattern e su 11.000 siti esaminati, i ricercatori ne hanno individuati ben 18 mila, segno che ogni sito ne utilizza più d’uno.

Da quelli più innocenti, come il banner che appare all’improvviso e ci invita ad affrettarci per non perdere un’offerta irripetibile a quelli più subdoli, come il servizio opzionale che ci ritroviamo nel carrello senza averlo richiesto, il catalogo è davvero vasto. Anche se non sempre si tratta di prassi illegali.

«Alcuni trucchi sono quelli vecchi come il cucco, usati da sempre anche nei negozi tradizionali, come quello di mostrare sempre un doppio prezzo, come si fa in occasione dei saldi, così da poter mostrare una percentuale di sconto molto elevata», spiega Massimiliano Dona, Presidente di Unione Nazionale Consumatori. «Altri sono invece tipici di internet, come quelli utilizzati per mettere fretta al consumatore, per invogliarlo ad acquistare in fretta ed impedirgli di poter confrontare i prezzi tra più siti, come invece andrebbe fatto sempre. Un classico è il timerl’offerta sta per scadere tra pochi secondi. Oppure l’articolo è in esaurimento, ne resta un solo esemplare, chi lo prenderà? Molti siti, insomma, giocano su una comunicazione emotiva. Su internet bisogna poi ricordare che al prezzo del prodotto si aggiunge quello di spedizione, non sempre evidenziato in modo adeguato. Ecco perché suggeriamo sempre di controllare il prezzo finale, comprensivo delle spese di spedizione e di tutti gli altri eventuali costi aggiuntivi».

Negli Usa, dove l’e-commerce vale 680 miliardi di euro l’anno, i creatori di dark pattern ne pensano una al giorno. È nato anche un sito per monitorarli affiancato da un account Twitter che segnala gli ultimi trucchetti avvistati online.

Secondo gli autori, i dark pattern con cui ci confrontiamo ogni giorno sono almeno 9.

Ne riconoscete qualcuno?

1. Il carrello con sorpresa. Stiamo per acquistare qualcosa, ma da qualche parte nel percorso di acquisto il sito inserisce un articolo aggiuntivo nel carrello, spesso attraverso l’uso di una casella, che non abbiamo spuntato al momento giusto. Tra quelli che utilizzano questo trucco ci sono per esempio alcune compagnie aeree low cost. Ma non solo.

2. Trappola per insetti. Un percorso online ci ha condotto a un acquisto che non volevamo fare, come per esempio un abbonamento premium, ma è impossibile tornare indietro a meno di non volere cancellare tutta l’operazione e fare tutto da capo.

3. Privacy Zuckering. Il riferimento al CEO di Facebook, Mark Zuckerberg non è casuale: l’e-commerce su cui stiamo facendo acquisti comincia a proporci di firmare lunghe policy privacy, sapendo che non le leggeremo. Risultato: potremo trovarci a condividere più informazioni personali di quante avremmo voluto, lasciando per esempio che il sito diffonda il nostro numero di telefono alle agenzie che ne fanno incetta o acceda alla lista dei nostri contatti sui social.

4. Distrazione. Il design del sito è concepito in modo da attirare la nostra attenzione su una cosa al fine di distogliere l’attenzione da un’altra inerente l’acquisto.

5. Costi nascosti. Arriviamo all’ultima fase del processo di pagamento, e solo allora scopriamo degli addebiti imprevisti, come per esempio commissioni e tasse non annunciate. Anche se in questo rispetto agli Usa siamo messi meglio: nell’UE, tutti i costi aggiuntivi come le spese di spedizione devono essere evidenziati prima che il cliente arrivi alla cassa.

6. Annunci mascherati. Annunci pubblicitari mascherati da altri tipi di contenuti al fine di indurci a cliccare su di essi, invogliandoci all’acquisto. Secondo il team di Dark Pattern, gli influencer di Instagram che pubblicano foto di prodotti senza rivelare una sponsorizzazione, sono i maggiori contributori di questa categoria.

7. Continuità forzata. Quando la prova gratuita di un servizio termina e sulla carta di credito inizia silenziosamente a essere addebitato il costo del servizio senza alcun preavviso. In alcuni casi, questo è possibile rendendoci difficile annullare l’iscrizione, imponendoci per esempio di non potere disdire il servizio prima di un tot di giorni, una volta ottenuta la prova gratis.

8. Spam. Il prodotto ci chiede di fare l’accesso usando le stesse credenziali dei nostri social media, ma poi prende più dati di quanti dovrebbe e invia a tutti nostri contatti un messaggio promozionale a nome nostro.

9. Preferenze geografiche. Il prezzo cambia a seconda del paese da cui navighiamo. Lo abbiamo provato noi stessi e succede ancora oggi: basta usare una VPN e fingere di trovarci negli Usa per ottenere prezzi prezzi di hotel e aerei più bassi sui principali siti di booking.