Smog a Milano, gennaio 2019 (Marco Bonfanti/iStock)

Nuove stime della mortalità mondiale parlano di 8,8 milioni di decessi in più all’anno dovuti all’inquinamento atmosferico. In Europa, la stima è di 790.000 morti all’anno, circa il doppio di quanto calcolato in precedenti studi. Ad aumentare è soprattutto il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari, e il principale responsabile è il particolato fine

Smog a Milano, gennaio 2019 (Marco Bonfanti/iStock) 

Nuove stime della mortalità mondiale parlano di 8,8 milioni di decessi in più all’anno dovuti all’inquinamento atmosferico. In Europa, la stima è di 790.000 morti all’anno, circa il doppio di quanto calcolato in precedenti studi. Ad aumentare è soprattutto il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari, e il principale responsabile è il particolato fine

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La salute umana è minacciata dall’aria che respiriamo molto più di quanto ritenuto finora. Secondo le stime di un nuovo studio pubblicato sulla rivista “European Heart Journal” da un gruppo internazionale di ricerca, infatti, l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno di 120 decessi in più per 100.000 abitanti nel mondo, e di 133 e 129 decessi in più ogni 100.000 abitanti in Europa e nell’Unione Europea a 28 stati, rispettivamente.

In termini assoluti, in un anno come il 2015, l’eccesso di inquinanti nell’aria ha causato 8,8 milioni di morti in più nel mondo, 790.000 in Europa, e 659.000 nell’Unione Europea. Per il nostro continente, questo significa il doppio delle morti rispetto alle valutazioni epidemiologiche precedenti.

Quando si parla di inquinamento atmosferico si pensa immediatamente ai danni ai polmoni, che in effetti risultano statisticamente aumentati. Ma al primo posto delle classifiche ci sono le patologie cardiovascolari, che rendono conto del 40-80 per cento delle morti in eccesso, cioè il doppio di quanto è attribuito alle patologie polmonari.

Se si considera in particolare l’Europa, lo studio ha calcolato che il triste primato della patologia più letale è la malattia ischemica (cioè sostanzialmente l’infarto cardiaco, con 40 per cento dei decessi in più), seguita dall’ictus (8 per cento), dalla polmonite (7 per cento), dal tumore del polmone (7 per cento) dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva (6 per cento).

Eloquenti anche i dati disaggretati per nazione. Guardando ai paesi paragonabili al nostro per popolazione e livello di sviluppo socio-economico, il primato negativo spetta alla Germania, con un tasso di mortalità in eccesso dovuto all’inquinamento atmosferico di 154 su 100.000, corrispondenti a una riduzione di 2,4 anni nell’aspettativa di vita.

L’Italia segue subito dopo, con 136 morti in eccesso ogni 100.000 abitanti e una riduzione dell’aspettativa di vita di 1,9 anni e, un po’ staccati, la Francia (105 morti in eccesso ogni 100.000 abitanti e riduzione dell’aspettativa di vita di 1,6 anni) e il Regno Unito (98 morti in eccesso ogni 100.00 0 abitanti e riduzione dell’aspettativa di vita di 1,5 anni).

Esaminando ancora più in dettaglio i dati italiani,  l’inquinamento atmosferico causa complessivamente la morte di circa 81.000 persone all’anno, 29.000 (36 per cento) per malattie cardiovascolari e 35.000 (43 per cento) per altre cause.

I tassi di mortalità in eccesso sono particolarmente alti nei paesi dell’Europa orientale, come Bulgaria, Croazia, Romania e Ucraina, con oltre 200 ogni anno per 100.000 abitanti.

“L’elevato numero di morti in più causate dall’inquinamento atmosferico in Europa è spiegato dalla combinazione di scarsa qualità dell’aria e dalla densità della popolazione, che porta a un’esposizione tra le più alte del mondo: anche se l’inquinamento atmosferico nell’Europa orientale non è molto più elevato di quello dell’Europa occidentale, il numero di morti in eccesso causato è più alto”, ha spiegato Jos Lelieveld, del Max-Plank-Institut per la Chimica di Mainz, in Germania, e del Cyprus Institute di Nicosia, Cipro, coautore dell’articolo. “Bisogna poi tenere conto dell’assistenza sanitaria più avanzata nell’Europa occidentale, dove l’aspettativa di vita è generalmente più alta”.

Per quanto riguarda l’analisi degli inquinanti, gli autori mettono sotto accusa principalmente il particolato più fine PM2,5 (particelle di diametro inferiore a 2,5 micron). Attualmente, nell’Unione Europea il limite medio annuo per il PM2,5 è di 25 microgrammi per metro cubo, un valore già 2,5 vote superiore alla soglia raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). E molti paesi europei supernao regolarmente anche questa soglia più elevata.

Questi risultati, secondo i ricercatori, dovrebbero spronare i governi nazionali e le agenzie internazionali a intraprendere azioni urgenti per ridurre l’inquinamento atmosferico, compresa una nuova valutazione della legislazione sulla qualità dell’aria e un abbassamento degli attuali limiti dell’Unione Europea ai livelli medi annuali delle Linee guida dell’OMS. (red)

Secondo i dati lo smog non è correlato con il corona virus, ma i numeri sono 20 volte superiori prima del coronavirus per quanto riguarda solo inquinamento atmosferico. La conclusione: stiamo vivendo infatti un paradosso folle della specie umana che attribuisce la causa principale al coronavirus, ma in realtà è una serie delle conseguenze ciò che sta accadendo oggi.