Il provvedimento, emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Messina, su richiesta del Procuratore Maurizio De Lucia e del Questore, riguarda proprietà ed assetti societari, cooperative sociali ed aziende agricolo-faunistiche, locali di pubblico intrattenimento, hotel, immobili (tra cui numerose ville di consistente valore) ubicati nell’area milazzese e nebroidea
Sequestrati e congelati beni e immobili per un valore di 100 milioni di euro all’imprenditore messinese Giuseppe Busacca che ha costruito un impero economico attorno alle cooperative di assistenza ad anziani e disabili nel Messinese. L’accusa è di avere reinvestito soldi illeciti provenienti dal clan mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Messina, su richiesta del Procuratore Maurizio De Lucia e del Questore, riguarda beni e assetti societari, cooperative sociali ed aziende agricolo-faunistiche, locali di pubblico intrattenimento, hotel, immobili (tra cui numerose ville di consistente valore) che si trovano nell’area milazzese e nebroidea. È stato disposto inoltre il congelamento di somme di denaro in Paesi esteri.Il maxisequestro nasce da un’indagine che portò all’arresto e poi alla condanna in primo grado a 8 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa di Santo Napoli, ex consigliere comunale di Milazzo, infermiere, ritenuto vicino ai clan dei barcellonesi. L’inchiesta accertò i rapporti tra Napoli e Busacca, soci nella gestione di diverse discoteche. Secondo gli inquirenti Busacca gestiva “in modo criminale una rete di cooperative nel settore sociale”. L’imprenditore, inoltre, è già stato arrestato per estorsione e per una truffa in erogazioni pubbliche ed accusato di aver assunto alcune impiegate per ottenere contributi, salvo poi costringerle alle dimissioni. Secondo gli investigatori, i due soci avevano creato una “‘super-società di fatto‘ e strutture societarie piramidali destinate a dissimulare l’origine illecita dei capitali ed il loro reimpiego in attività economiche apparentemente lecite”. Dalla creazione di società ‘cartiere‘, ovvero utilizzando i fondi pubblici assegnati alle cooperative sociali, secondo gli investigatori, solo tra gli anni 2000-2014, ci sono stati “introiti superiori ai 100 milioni di euro, successivamente riciclati nella casse sociali“. Di fatto, nell’ambito degli accertamenti patrimoniali è “stato possibile ‘ricostruire’ un ventennio di operatività mafiosa nel tessuto sociale ed economico mamertino, con diramazioni anche nel capoluogo, che, in virtù del provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, ha consentito, oggi, l’ablazione di 16 società, di capitali e cooperative sociali“.

Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare Antimafia, commentando il sequestro dice: “Questa mattina è stato inflitto un nuovo e importante colpo alla mafia. Quello odierno è il risultato del brillante lavoro condotto dalla Divisione anticrimine e dal Servizio centrale anticrimine, nel quadro di una la più ampia strategia di contrasto avviata dalla Direzione Centrale Anticrimine. Questa è la dimostrazione che lo Stato ha gli strumenti e la forza per contrastare le mafie”.