ANCONA – La matematica non è un’opinione. E i numeri non mentono. Nelle Marche, sono 10.320 le assunzioni previste dalle imprese per il mese di novembre e oltre 31mila quelle per il trimestre novembre 2023-gennaio 2024. Bene, si dirà. Ma in quegli stessi numeri si cela il rovescio della medaglia: nel 53,5% dei casi le aziende hanno difficoltà a trovare sul mercato del lavoro i profili ritenuti necessari. 


Le distanze siderali

Un mismatch tra domanda e offerta che sta aprendo una voragine nel mondo dell’occupazione regionale. A scattare la fotografia in chiaroscuro è rilevazione Excelsior di Unioncamere-Anpal, che mette a fuoco le criticità ed i punti di forza regionali. L’incremento rispetto allo scorso anno è del +6,4% (+620 assunzioni) nel mese e del +2,7% (+820 assunzioni) nel trimestre. Entrambi i dati sono però inferiori alla media nazionale, che ha fatto registrare rispettivamente un +12,6% e un +8,4%. 

Guarda al bicchiere mezzo pieno Gino Sabatini, presidente della Camera di commercio delle Marche, che pone l’accento sul dato positivo: «Questo mese il numero delle entrate previste in azienda cresce. E anche se è normale a novembre, quando a richiedere forza lavoro è soprattutto il settore turistico, si registra un dato migliore rispetto ad un anno fa. Questo rientra in un quadro di buona vitalità dell’economia marchigiana, che esce abbastanza salda dalle numerose  criticità». 


Sabatini fa anche notare come cresca, «anche se molto esigua, la domanda di diplomati Its, elemento che pare contrastare con quello della difficoltà, dichiarata dalle imprese, di trovare di tecnici e operai specializzati. L’impegno per favorire il dialogo tra sistema della formazione e mondo dell’impresa rimane per Camera Marche una delle sfide prioritarie anche nel 2024» Ma che tipo di figure cercano le nostre imprese? Soprattutto operai specializzati nei settori manifatturieri (46,3%), mentre solo l’11,2% dei posti di lavoro disponibili riguarda personale non qualificato. Ma la prevalenza delle opportunità continua ad essere rivolta al gruppo professionale degli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione, per i quali i contratti di lavoro offerti dalle imprese sono 1.280. Alle loro spalle si confermano gli addetti alle vendite, con 1.020 entrate previste. «Di fronte a questi numeri – osserva il segretario Cna Marche Moreno Bordoni – diventa fondamentale costruire un’alleanza tra scuola e mondo del lavoro. E Un ruolo di primaria importanza possono svolgerlo i quattro Its marchigiani, per mettere i giovani a stretto contatto con le filiere produttive più avanzate dei nostri distretti manifatturieri».Un aspetto che distingue la nostra regione dalle altre è quello della composizione per macrosettore del personale previsto in entrata: nelle Marche i lavoratori previsti in entrata nell’industria (e cioè nelle attività manifatturiere e delle costruzioni) raggiunge il 46,3% a fronte del 30,5% dell’Italia, del 28,8% del Centro Italia e del 34,4% del Nord Est. 

La peculiarità

Nessun’altra regione italiana registra un manifatturiero così protagonista nelle previsioni di nuovi ingressi al lavoro. Come capitalizzare questa nostra peculiarità? Ad abbozzare una ricetta ci pensa il segretario regionale di Confartigianato Gilberto Gasparoni, secondo cui «l’innalzamento della qualità dell’offerta formativa di istruzione tecnica e professionale, il potenziamento delle attività didattiche laboratoriali e gli strumenti di alternanza scuola-lavoro come l’apprendistato duale, consentiranno di acquisire competenze maggiormente spendibili nel mercato del lavoro, in quanto si tratta di percorsi che formano la maggior parte delle figure richieste dalle imprese, collegate alle filiere produttive della manifattura e del Made in Italy». Alle Marche del “saper fare” serve un cambio di passo, insomma.






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